Proviamo a sviscerare con voi questo argomento un po’ “difficile”: parabeni sì o parabeni no. Vi sono infatti pareri contrastanti non solo fra gli scienziati, ma anche fra i divulgatori scientifici: qualcuno sostiene infatti che dichiarare i propri prodotti “paraben-free” (esenti da parabeni) sia diventata una “moda“.

C’è chi considera questi conservanti come nocivi verso il sistema endocrino, in quanto fingono di essere ormoni ma poi creano danni all’organismo, e chi invece li assolve (o almeno ne assolve alcuni).

Partiamo dalla posizione adottata dalla Commissione Europea. Il Comitato scientifico della sicurezza dei consumatori (CSSC), il cui parere viene tenuto in conto dalla Commissione Europea nel permettere o limitare l’uso delle sostanze in cosmetici e prodotti di consumo, considera effettivamente i parabeni come interferenti endocrini, ma molto blandi. La loro tossicità dipende dalla struttura molecolare: quelli con struttura più voluminosa sono stati riconosciuti anche come tossici per il ciclo riproduttivo e come maggiormente dotati di tossicità per il sistema endocrino; gli altri meno.

In realtà la Commissione Europea, influenzata anche dalle restrizioni imposte dal governo danese ai prodotti per bambini, nel 2014 ha introdotto nuovi divieti (per i parabeni con le molecole più grosse) e restrizioni per l’uso di altri parabeni, ritenuti meno tossici (come propyl- e butyl paraben). Ritiene che quelli con le molecole più piccole, metilparaben ed etilparaben, siano sicuri e possano essere utilizzati anche nei prodotti per bambini (con l’eccezione dei prodotti da applicare senza risciacquo, come creme e lozioni, sull’”area pannolino” nei bambini di età inferiore a 3 anni) perchè a suo dire non ci sono prove che tali sostanze, alle concentrazioni d’uso, possano davvero influenzare il sistema endocrino.

Vi sono molti scienziati al lavoro, per cercare di dimostrare se questa posizione è davvero corretta, oppure se vi sia bisogno di maggior prudenza, togliendo definitivamente dall’uso tali sostanze; ecco alcuni esempi.

Secondo Pan et al. (Environ Health Perspect. 2016), la forza dell’interferenza con il sistema endocrino (azione estrogeno-simile) viene incrementata da meccanismi fisiologici del nostro corpo, per cui pare siano sufficienti concentrazioni molto più piccole di quelle finora considerate dai vari studi, perché si manifesti l’azione tossica. Nello studio, si dice che effettivamente propil- e butilparaben sono ben più forti di metil- ed etilparaben; però anche questi ultimi vengono stimolati e resi più forti dal meccanismo naturale citato.

Alcuni hanno concentrato l’attenzione sulla sostanza che il nostro corpo ottiene dai vari parabeni dopo averli assorbiti e “assimilati” (detto il metabolita): l’acido p-idrossibenzoico. Uno studio di Pugazhendhi et al. (J. Appl. Toxicol. 2005) dimostra che l’azione estrogeno-simile viene esercitata non solo dai vari parabeni, che abbiano una molecola voluminosa o meno, ma anche da lui, che ha la molecola più piccola fra tutte.

Inoltre, secondo Güzel Bayülken et al. (Drug Chem Toxicol. 2017), tale molecola è mutagena per i linfociti umani, in quanto ne danneggia DNA e cromosomi in concentrazioni preoccupanti e con esposizione di poche ore.

Barouki (C. R. Biologies, 2017) spiega come l’interferenza con il sistema endocrino sia un tipo di tossicità a lungo termine più “sfaccettato” rispetto alle altre tossicità finora studiate dalla comunità scientifica: l’approccio deve comprendere la valutazione dell’esposizione continua, gli effetti differiti nel tempo, l’effetto dato anche da basse dosi… L’interferenza con il sistema endocrino è un tipo di tossicità più subdolo e va considerata con prudenza.

In definitiva, questi e altri studi recenti mostrano che la comunità scientifica non è ancora concorde né convinta della affidabilità e sicurezza di queste sostanze.

Bensos non segue le “mode”: ritiene importante tenere conto di queste incertezze sugli effetti endocrini, nonché dei dati certi di mutagenicità associati al metabolita, e sceglie di non utilizzare i parabeni come conservanti per i propri prodotti. Bensos è fermamente convinta che si possano creare prodotti efficaci pur escludendo le sostanze tossiche a lungo termine, oltre a quelle non ecologiche; nell’applicare i criteri di selezione, non bisogna dare corda alle sciocchezze, ma neppure trascurare una possibile tossicità in corso di dimostrazione da parte della comunità scientifica. Bensos non ha alcun interesse né volontà di affezionarsi a una sostanza più che a un’altra: se la ricerca scientifica, rappresentata dagli scienziati che lavorano nelle università e negli enti pubblici, trova nuovi dati tossicologici per una sostanza che la facciano apparire più tossica di quanto si pensava, Bensos la elimina dall’utilizzo, come ha già fatto in passato.

Bensos nasce per creare prodotti di pulizia e di cura del corpo che siano a salvaguardia delle persone e dell’ambiente.

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