Quante volte in televisione, in particolare facendo riferimento ai detersivi per bucato, abbiamo sentito frasi relative al “bianco splendente” o “luminoso”, alla “brillantezza” dei tessuti, al pulito “brillante”, al “bianco più bianco”… Ormai da anni siamo tutti abituati ad associare l’idea di pulito al bianco lucente.

Ma… siamo sicuri che il bianco naturale dei tessuti sia “lucente”? Non solo: siamo sicuri che, lavando calzini colorati e magliette rosa insieme alle lenzuola candide, queste ultime non possano mai assorbire il minimo colore, rimanendo bianche e… lucenti?

Le due cose sono in correlazione più di quanto si possa immaginare. Il bianco lucente nonché resistente allo sbiadimento e all’ingrigimento (dovuto alla diffusione di colori e tinte da altri tessuti) viene mantenuto da sostanze che di naturale non hanno proprio nulla: gli sbiancanti ottici. Si tratta di molecole fluorescenti, fatte apposta per conferire alle fibre una brillantezza che non avrebbero; in più, tali molecole mascherano l’ingrigimento e le macchie. Ciò che ne risulta è un diffuso bianco cangiante, che risalta in modo particolare se lenzuola e altri tessuti di colore bianco vengono esposti al sole (gli sbiancanti ottici, infatti, al sole “funzionano” meglio). Anche la carta dei libri e per le fotocopie presenta gli sbiancanti ottici sulla superficie: per un semplice fattore estetico.

Che male c’è, si potrebbe dire? Qual’è il problema di voler apparire più belli, indossando una camicia sbiancata con queste sostanze, oppure di apprezzare la lucentezza di lenzuola stese al sole addirittura abbaglianti? Purtroppo ci sono ben 2 problemi: uno ambientale, l’altro inerente la salute.

Il problema ambientale consiste nel fatto che queste sostanze non sono biodegradabili: rimangono nell’ambiente per tempi indefiniti, senza possibilità di smaltimento e, anzi, accumulandosi sempre di più.

L’altro problema riguarda la loro tossicità a lungo termine: lo sbiancante ottico più diffuso è un sospetto interferente endocrino, in particolare le sue molecole si agganciano a una proteina che svolge la funzione di recettore di estrogeni e ne diminuiscono la capacità di agire. Lo studio è stato svolto sulla trota iridea, ma tale proteina è presente anche nell’essere umano, in particolare nell’endometrio. Ai pesci questa sostanza fa male nel momento in cui entra nelle acque dei mari, laghi e fiumi, tramite lo scarico della lavatrice; a noi fa male nell’indossare i vestiti e nel dormire fra le lenzuola che hanno assorbito queste sostanze dai detersivi che le contengono.

Alla luce di queste informazioni, la decisione di Bensos di non utilizzare sbiancanti ottici nei propri prodotti risulta particolarmente importante. E… il risultato? E il bianco…? È necessario, secondo noi, fare un passo indietro e ritornare a un bianco più naturale, in tutti i sensi: il bianco del cotone è un bianco panna, non un bianco cangiante fluorescente. Bisogna anche rendersi conto che mescolare indumenti colorati con quelli bianchi porta, prima o poi, a una diffusione dei colori e, complessivamente, a un lieve ingrigimento.

Fortunatamente, un rimedio all’ingrigimento e alle macchie c’è ed è rappresentato dall’uso del sodio percarbonato, che Bensos propone con il nome di Additivo Smacchiante; anche l’uso sapiente del Sapone di Marsiglia e dello Sgrassatore per determinati tipi di macchie, insieme al Lavabiancheria, aiuta a mantenere un aspetto del bucato ecologico più che decoroso.

Ma bisogna svincolarsi dall’idea del bianco “brillante” e abbagliante, che ci propinano da anni nelle pubblicità…

[Bibliografia: Toxnet, CTD Comparative Toxicogenomics Database, IUCLID Dataset]

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