Il sapone è uno dei prodotti più naturali che ci siano: è sì frutto di una reazione chimica (la saponificazione), però tutto sommato tale reazione è molto semplice e, a parte grassi e olii naturali, non coinvolge molecole complesse. Soprattutto, le sostanze utilizzate sono a basso impatto ambientale.

E per quanto riguarda la salute? L’idea stessa di “naturalità” evoca benessere e vitalità… però può nascondere insidie, in quanto si tende a essere meno critici e attenti nei confronti dei prodotti “naturali” rispetto a quelli “di sintesi”, come se il naturale fosse sempre sano e sicuro e il sintetico no. Ma quando si parla di sostanze chimiche (e ricordiamoci che le sostanze “chimiche” sono alla base anche degli organismi viventi!) l’origine non fa differenza: dipende solo ed esclusivamente dalla struttura chimica, se la sostanza sarà biodegradabile o non biodegradabile, sana o non sana. E soprattutto, l’origine non è una garanzia.

Nel caso del sapone, fra i saponi naturali ci sono quelli sani e quelli no. Il sapone derivato dall’olio d’oliva (sodium o potassium olivate, sodium/potassium oleate) è sano: non presenta tossicità a lungo termine. Il sapone derivato dall’olio di cocco (sodium/potassium cocoate) non è sano: è tossico per il ciclo riproduttivo di mammiferi ed è un sospetto mutageno (dannoso per DNA e cromosomi dei linfociti umani); quindi, anche se è presente in molti prodotti sia in forma liquida (detergenti e detersivi) sia in forma solida (saponette), riteniamo che il suo uso sia sconsigliato. Idem il sapone derivato da piante di cocco simili, ma con nomi diversi (babassù e simili), nonché il sapone derivato dal palmisti (palm kernelate), in quanto molto simile al cocco dal punto di vista molecolare.

Si noti che alcuni produttori di saponette scrivono negli INCI il nome dell’olio seguito da sodium hydroxide (soda caustica, che serve per fare il sapone), come se fossero ingredienti inerti mescolati insieme a dare un formulato; la scrittura corretta rappresenta invece il prodotto di questa reazione, ossia sodium cocoate, oppure potassium cocoate (o babassuate, etc.). Pertanto, se si legge Cocos nucifera oil (olio di cocco, che non è tossico) sull’etichetta di una saponetta, si deve pensare che in realtà l’ingrediente presente è il Sodium cocoate. Che è tossico a lungo termine.

Perché ci si pone tutti questi problemi? E perché il sapone di cocco è così diffuso? Le ragioni, oltre a quelle prettamente commerciali, stanno nella performance di questa sostanza: fa una schiuma fine e morbida, piacevole al tatto e alla vista; ha un buon potere lavante; nella forma liquida (potassium cocoate) svolge funzioni utili se utilizzato nei detersivi.

Il corrispondente sapone derivato dall’olio di oliva fa una schiuma meno bella, lava un po’ meno bene e come ingredienti nei detersivi è un po’ meno utile; insomma, non è il “top” per la schiuma, però lava comunque e, quel che più conta, è sano! Sia per l’utilizzo in detergenza, sia per l’igiene personale, Bensos ha scelto di stare dalla parte della salute ed esclude totalmente l’utilizzo di saponi derivati dal cocco e dal palmisti, mentre favorisce l’uso dei saponi da olio di oliva.

Al momento, per il bucato è disponibile il Sapone di Marsiglia liquido (potassium oleate), a base di uno degli olii che compongono l’olio d’oliva. Ci stiamo attrezzando e prossimamente produrremo il Sapone di Marsiglia solido in barrette (sodium olivate), utilizzando olio extravergine di oliva del Lago di Garda. Stiamo anche studiando un sapone per le mani liquido a base di olio di oliva (potassium olivate).

[Fonti: Toxnet, RTECS, Pubmed]

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