Da tanti anni, le grandi industrie ci hanno abituato a considerare puliti solo i capi di abbigliamento che risplendono di un bianco splendente.
Tuttavia, questo bianco luminoso è frutto di una manipolazione ottica: gli sbiancanti ottici (detti anche candeggianti ottici, optical brighteners) sono sostanze fluorescenti, che assorbono l’energia luminosa del sole nell’ultravioletto, trasformandola in luce visibile e riflettendola verso i nostri occhi come se fosse dovuta a una pulizia sopraffina… Così coprono anche le macchie difficili. Ultimamente sono contenuti perfino in alcuni dentifrici.
L’uso degli sbiancanti ottici potrebbe essere un buon modo per migliorare l’estetica del bucato, se non ci fossero degli “effetti collaterali”: si tratta di sostanze non biodegradabili e dotate di tossicità a lungo termine per il ciclo riproduttivo (dati IUCLID European Chemical Bureau, RTECS) e interferenza con il sistema endocrino (rivista scientifica Environmental Toxicology and Chemistry).
Per evitarne l’uso, si ricorre innanzitutto a detersivi che in partenza non contengano sbiancanti ottici, come il Lavabiancheria cod. H Bensos. Ad essi va aggiunto il sodio percarbonato (che Bensos propone come Additivo Smacchiante cod. D) in grado di sprigionare acqua ossigenata: se usato correttamente e ad ogni lavaggio (in quantità più piccola con il bucato scuro), oltre all’azione igienizzante il percarbonato svolge un’importante azione di sbianca chimica, in contrasto con il naturale ingrigimento del cotone. Il bianco che ne risulterà non sarà fosforescente come quello dato dagli sbiancanti ottici, ma sarà comunque un bianco dignitoso e, soprattutto, sano.
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